Il condominio sostenibile. Utopia o futuro?

Il condominio sostenibile

In Italia sempre più spesso vengono organizzati convegni, esposizioni e dibattiti su temi riguardanti il rapporto tra architettura e sviluppo delle nostre città. Ne parlano le associazioni di categoria, l'ANCE (l'associazione dei costruttori), la politica...

Qualcuno dirà: bella notizia, era ora!

Peccato però che restino sempre belle parole...

Che le nostre città siano diventate brutte e invivibili, è un dato di fatto. Tranne rarissime eccezioni, sfido chiunque ad indicare un modello di città italiana da portare ad esempio per sviluppo urbano, sviluppo sostenibile, razionalizzazione degli spazi, basso consumo del territorio e delle risorse. 

Per non parlare poi della Bellezza. "La grande Bellezza" è ormai solo un film, la bellezza è rimasta solo nella memoria e nei libri, e se pensiamo a quello che sta accadendo un po' ovunque - Pompei è solo la punta dell'iceberg - c'è poco da gioire. 

Il degrado ci circonda.  

In quest'ottica, la tipologia di edificio che più si presta ad "invecchiare" peggio, sotto tutti i punti di vista, è proprio quella condominiale.

Gli edifici condominiali ricoprono il 10% del tessuto edilizio residenziale costruito in Italia per un totale di 14 milioni di famiglie che li abitano. (*)

La maggior parte di essi risale al periodo che va dagli anni ’60 agli ’80 del Novecento ed eccetto poche manutenzioni, quasi tutte relative all’adeguamento degli impianti o alla sostituzione delle caldaie o degli infissi, tali edifici si presentano nelle medesime condizioni da cinquant’anni:

 

tecnologie e modalità costruttive, stratigrafie delle pareti e materiali sono rimasti gli stessi dell’epoca in cui sono stati costruiti.

 

Ciò significa che questa tipologia di edifici è altamente energivora. Consumano molto, infatti, sia in termini di combustibili per il riscaldamento in inverno, sia come elettricità per il raffrescamento in estate. Si tratta di abitazioni che producono inoltre altissime quantità di emissioni inquinanti.

L’impatto dei consumi riferito al patrimonio edilizio condominiale in Italia è notevole, considerando che su tutto il territorio ci sono all’incirca un milione di edifici condominiali.

Ma in futuro nelle nostre città sarà sempre più difficile abitare in edifici che consumano così tante risorse energetiche e ambientali, ma soprattutto, ed è un aspetto certamente non secondario visto i tempi in cui viviamo, risorse economiche di chi li abita.

 

Cosa si può fare per vivere meglio nelle nostre abitazioni? 

Per arrivare al 2020, agli standard definiti dalla Comunità Europea che prevedono una riduzione del 20% di emissione di gas serra e un aumento fino al 20% del risparmio energetico, non si può prescindere dall’affrontare il tema del rinnovamento del patrimonio edilizio, di ciò che già esiste, ristrutturando in particolar modo gli edifici condominiali che hanno un così grande impatto ambientale.

L'altro punto importante sarà quello di pianificare urbanisticamente le città, soprattutto le più grandi, costruendo ex novo solo su aree dismesse all’interno delle stesse. Un’inversione di tendenza sostanziale rispetto alla consueta prassi di allargare i confini delle aree abitate ai danni del territorio adibito a campagna e boschi.

Questo concetto lo hanno capito benissimo in Germania. La cosa interessante, però, è che lo hanno anche applicato.

Un esempio?

Il nuovo quartiere anseatico a Wilhelmsburg, l'isola sull'Elba a pochi chilometri dal centro storico di Amburgo.

La riqualificazione e la realizzazione urbanistica rientrava nel progetto più ampio dell'IBA Hamburg 2013, nell'ambito dell'esposizione internazionale d'Architettura che in Germania ha una storia ormai secolare.

Non si è pensata un'operazione immobiliare per far arricchire i soliti noti, ma si è costituito un gruppo scientifico interdisciplinare che implementasse un piano di rigenerazione urbana che gettasse le basi per una comunità energeticamente autonoma.

 

"Il progetto IBA Hamburg trasforma l'isola fluviale (35.000 kmper 50.000 abitanti), occupata per oltre la metà della superficie da attività portuali commerciali, da coltivazioni agricole e da zone esondabili soggette alle forti maree dell'estuario dell'Elba (ndr: ricorda qualcosa?), attraverso un programma che si articola su tre assi: quello energetico (reazione al cambio climatico), quello sociale (diversità come opportunità collettiva) e quello urbano (nuovi spazi urbani e sperimentazione di nuovi modelli abitativi). In realtà le tre tematiche sono incrociate tra di loro e si fondono senza soluzione di continuità, dando vita al nuovo volto del quartiere.   

Cosa interessante è anche il fatto che l'investimento è stato davvero esiguo, per la portata dell'operazione: 340 milioni di euro. La soluzione trovata è stata quella di bandire per ogni tipologia di progetto concorsi che prevedessero la partecipazione di gruppi di progettazione in associazione con enti di ricerca e gruppi di imprese (private e pubbliche), che non solo prendessero in carico i costi di costruzione, ma utilizzassero effettivamente l'IBA per promuovere su scala mondiale nuove tecnologie costruttive e nuovi materiali."

                                      (tratto da un articolo dell'arch. Luca Fabris - politecnico Milano)

 

Invece in Italia la fantasia delle amministrazioni locali o regionali non ha limiti, ma in senso opposto a quello dell'esempio su menzionato. Qui in Veneto, ad esempio, è stato ampiamente contestato il nuovo Piano Casa Regionale. Puoi leggere e vedere qui l'intervento del sindaco Ivo Rossi che argomenta l'insostenibilità di un tale aberrante progetto di costruzione (ampliamento anche in centro storico) selvaggia.   

Mi occupo di questi tempi già da diversi anni. Ho parlato di recupero dell'esistente in diversi convegni a Padova in tempi non sospetti. Oggi credo sia una vera e propria necessità pensare di riqualificare interi quartieri, a partire dal proprio immobile, non solo per dare nuovo valore ad un nostro investimento, la nostra casa, ma soprattutto per vivere meglio e consumare molto meno.

E per tornare ad essere anche il paese della grande Bellezza...

Dovremmo già essere in marcia, invece si è fatto concretamente davvero poco.

 

(*) fonte Istat

 

PS: Mi piacerebbe stimolare una riflessione: cosa ne pensi della "città del futuro"? Come dovrà essere? Come vorresti fosse la tua città e il condominio in cui abiti? Se vuoi, puoi scrivere le tue idee o le considerazioni qui sotto, o condividere l'articolo con altri amici.

 

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