Stai per affrontare una ristrutturazione importante della tua casa e ti assale il dubbio se sia meglio adottare la soluzione A, la soluzione B o la soluzione C?
Del resto dai preventivi che ti sei fatto mandare non si capisce bene quale possa essere la cosa migliore da fare: la prima ditta ti ha consigliato il prodotto X, la seconda il sistema Y. Prezzi diversi, prestazioni diverse. E ora?
E se dopo aver speso soldi e tempo quella soluzione non fosse proprio adatta alle tue esigenze e alla tua casa?
Prendiamo ad esempio l'impianto di riscaldamento.
Cambiare il tipo di impianto e installare dei pannelli radianti a pavimento è una delle soluzione che va per la maggiore: spesso viene installata nell’intento di avere una soluzione che ci faccia risparmiare e che sia di maggior comfort.
Spesso chi vende impianti o li realizza decanta le lodi delle nuove macchine o descrive i ridotti consumi che la nuova soluzione porta.
Ma sarà proprio così?
Funziona davvero tutto così bene quando si parla di sistema radiante, se la casa non è nuova ma è una ristrutturazione?
Come al solito è mio dovere precisare che abitazioni costruite oltre 30 anni fa hanno la NECESSITA' di venire risanate: il risanamento deve riguardare sia la struttura, composta di murature, solai e di tutte le finestre e porte verso l’esterno, sia gli impianti (dimensionati in base al lavoro fatto sulle strutture precedenti).
Cambiare solo gli impianti significa mettere un motore nuovo su una macchina scassata da demolire. Lascio a te trarne le conclusioni.
Ma procediamo...
Cosa significa riscaldare una casa da ristrutturare
L’impianto maggiormente presente nelle vecchie case da ristrutturare è l’impianto a radiatori collegato ad una semplice caldaia a gas (in molti condomini anche centralizzata), nella maggior parte dei casi.
Puoi trovare alcune varianti al tema, ma se invece di una caldaia di un tipo ne hai un’altra o se i radiatori sono in ghisa, anziché in alluminio, non cambia la sostanza del ragionamento che andremo a fare.
Il suo funzionamento prevede che i radiatori riscaldino l’aria dell’ambiente per convezione (cioè per spostamento di aria) tramite l’acqua ad alta temperatura che scorre dentro i tubi.
Nelle case di una volta, in termini energetici, sono richiesti almeno 130 W/mq di riscaldamento per edificio residenziale, che si ottengono facendo scorrere nei tubi acqua a temperatura di circa 70°C e ciò vuol dire:
-
Elevati consumi per produrre acqua ad una temperatura così alta
-
Shock termico delle tubazioni
-
Aria calda in movimento, causato dal differenziale termico che crea moti convettivi (fig.1 in basso)
-
Scarso comfort termico in ambiente dovuto a zone con temperature dell’aria molto diverse
In moltissime ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche di appartamenti o di case singole, la soluzione maggiormente adottata è quella di sostituire gli impianti vecchi, caldaia a gas e radiatori, con una caldaia a condensazione e con il desideratissimo “riscaldamento a pavimento”.
Ma adesso ti dirò perché questa soluzione in molti casi di riqualificazione energetica (ma anche in caso di “mala progettazione” su case nuove!) è inutile e controproducente.
Ecco cosa significa scaldare con il pavimento radiante e cosa vuol dire in realtà risanare un edificio
Ristrutturare un appartamento o un’abitazione in modo importante, permette di valutare anche la trasformazione completa dell’impianto, utilizzando i pavimenti per riscaldare.
Mi sono trovata spesso a parlare con i miei clienti in procinto di ristrutturare casa e sentire frasi tipo:
“Architetto, la soluzione del radiante a pavimento io non la voglio perché mio fratello che si è fatto casa 20 anni fa ha installato il radiante a pavimento ma non scalda bene”
O peggio ancora:
“Abbiamo vissuto in un appartamento in affitto, ristrutturato. Tutto era nuovo, avevano rifatto anche i bagni e inserito il radiante a pavimento al posto del vecchio impianto a radiatori. Però ci scottavamo sempre i piedi. A mia moglie che stava sempre a casa si gonfiavano anche le caviglie e avevamo sempre la sensazione di polvere che vola”.
Questi sono luoghi comuni, ma trovano un fondo di verità dato dalle esperienze negative di ciò che si è fatto (male) in passato, quando il concetto di "sostituire l’impianto" era il massimo dell’intervento di risanamento effettuato.
Vediamo invece due caratteristiche fondamentali.
Consideriamo innanzitutto la principale differenza del sistema di emissione a pavimento radiante rispetto a quello a radiatori dicendo che, per il primo, in termini energetici, sono richiesti al massimo 100 W/mq di riscaldamento per edificio residenziale e non più i 130 W/mq del sistema a radiatori.
La normativa europea inoltre suggerisce alcuni parametri relativamente al sistema radiante, ed in particolare per il pavimento prescrive una temperatura superficiale non superiore ai 29°C (considerando i 20°C ambiente interni, ciò significa che non si può avere una differenza di temperatura superiore ai 9°C).
Dovendo “produrre” una temperatura superficiale (al pavimento) così bassa, l'impianto viene sottoposto ad uno sforzo inferiore. Ed è per questo che tali impianti sono anche più convenienti sotto il punto di vista dei consumi.
Queste due caratteristiche devono coesistere se si vuole che l’impianto riscaldi bene e non dia fastidio e discomfort (tipo i famosi “piedi bollenti”).
Certo è che per poter avere un impianto che funzioni in modo corretto, devo fare si che sia l’edificio a richiedere meno energia, altrimenti un impianto che funziona a bassa temperatura e con temperature così basse, non riuscirà a scaldare tutti gli ambienti in modo adeguato.
Non ha senso montare il radiante a pavimento senza un efficientamento della struttura: la struttura con isolante diventa quindi il volano termico per aiutare il radiante a funzionare bene.
Negli anni ’80 avevamo bisogno di un riscaldamento cosiddetto di tipo inerziale (riscaldamento della massa dell'edificio, disperdente), per questo motivo l’impianto radiante a pavimento non era adatto e non era neanche utilizzato nel modo corretto.
Invece oggi negli interventi di ristrutturazione eseguiti a regola d’arte bisogna progettare un intervento complessivo che permetta all’impianto di mantenere la temperatura interna costante, e non di riscaldare tutta la struttura (se fatta bene, disperde molto poco o niente).
Nella progettazione efficiente bisogna considerare sia gli apporti, che le perdite, quindi per determinare l’entità dell’intervento è importante fare un bilancio delle perdite energetiche di ogni singolo componente dell’involucro edilizio ma sempre considerando che l’efficienza energetica dipende dal comportamento termico dell’insieme.
L’impianto si regola con maggior accuratezza e la differenza di temperatura nei diversi momenti della giornata è più piccola perché risultano migliori le temperature superficiali interne.
Se in un vecchio fabbricato (ma anche fino agli anni 2000) avevo 13-15°C di temperatura superficiale interna, o anche più basse, ora invece ho 17,5-18 °C. E devo essere sicura di avere queste temperature, per evitare l’insorgere di muffe.
Conviene quindi installare il radiante solo dopo aver realizzato un efficientamento dell’involucro: altrimenti stai utilizzando un elemento a “bassa temperatura” per scaldare un edificio che senza venire risanato energeticamente ne richiederebbe almeno un 30% in più, per funzionare correttamente.
Ma l'impianto di riscaldamento radiante esiste solo a pavimento?
La soluzione radiante a pavimento è quella che negli scorsi decenni è stata maggiormente utilizzata, ma in realtà diverse sono le soluzioni possibili:
- A pavimento
- A parete
- A soffitto
- Tutte le precedenti, combinate insieme o a zone
La normativa prescrive che per avere la massima resa che si può dare con il radiante le superfici devono avere uno scambio termico per il riscaldamento pari a:
-
10,8 W/mq per pavimento
-
8 W/mq per parete
-
6,5 W/mq per soffitto
Queste soluzioni sono ottime per le ristrutturazioni in cui si cerchi comfort termico e ottimizzazione dei consumi. Inoltre una installazione “alternativa” al radiante a pavimento può ottimizzare i costi legati alla completa demolizione delle superfici calpestabili. Ovviamente le valutazioni da fare sono molteplici, e non riguardano solo i costi, ma anche gli spazi, il tipo di isolamento scelto, i materiali, ecc.
Per sfatare alcuni falsi miti infine sottolineo solo alcuni aspetti che rendono queste soluzioni valide:
-
L’impianto radiante funziona per irraggiamento, non per convezione. Questa è la grande differenza con altri sistemi tradizionali (fig. 2).
-
Per la termodinamica, il flusso di calore va dalla zona calda verso la zona fredda. Non è come nei moti convettivi che va verso l’alto. Quindi se istalli ad esempio radiante a soffitto, NON stai buttanto il calore sul tetto! Il calore resta in casa.
-
Per quanto specificato al punto precedente non si avverte spostamento d’aria e la sensazione di omogeneità è gradevole e confortevole. Perché non ci sono zone a diversa temperatura superficiale, né leggere correnti d’aria. L'aria calda va verso l'alto, è vero, ma qui non stai riscaldando l'aria! Spero sia chiarissima la differenza.
Quindi qual è l'impianto di riscaldamento giusto per te?
Purtroppo questo articolo non può darti la risposta che forse speravi. Non esiste una soluzione standard che possa andar bene per tutti. Ogni singola situazione va analizzata per quello che è.
Come professionista, lo dico in tutta sincerità, sono “super partes” e non mi sento di preferire una soluzione ad un’altra.
A dire il vero in questo articolo non ho nemmeno elencato tutte le possibili esigenze che determinano la scelta di un impianto rispetto ad un altro.
Nei miei progetti, seguo così nel dettaglio il mio cliente, che mi trovo ogni volta a dover valutare insieme a lui una soluzione specifica, diversa da quelle già testate sul campo, che comprende la progettazione sull’involucro e quella sugli impianti (in molti casi con l'aiuto di un termotecnico), oltre ovviamente al progetto architettonico ed estetico.
Lo scopo di questo studio approfondito fatto insieme al cliente è, innanzitutto, cercare di offrire il miglior risultato di comfort con il miglior rapporto di spesa, guardando all'aspetto complessivo delle opere da fare, non solo al costo di una di esse.
Nel tempo ho sviluppato un mio metodo di analisi, progettazione ed esecuzione, ho creato la mia check list da seguire durante la fase di progettazione e durante tutti i lavori, ed eseguo le relative verifiche insieme ai miei clienti.
Deciso un obiettivo, puntiamo al raggiungimento di quel risultato.
E tu, ora, come intendi procedere? Sai cosa fare?
la riposta è si, è possibile effettuare modifiche agli impianti nei singoli alloggi anche se il sistema di produzione è centralizzato.
Saluti Laura
l'articolo argomenta bene la tesi che l'energia più economica è quella non consumata e perciò prima l'efficienza e poi l'integrazione impiantistica. Quello che blocca me (in procinto di una ristrutturazione su una casa di circa 30 anni) è che non capisco se esista una procedura certa (la diagnosi energetica? ma dà numeri?) che quantifica quanto sia inefficiente oggi la mia casa e mi fa capire l'entità dell'intervento di efficientamento necessario. Ovvero, sono sempre nel dubbio che la casa sia "sufficientemente" efficiente (non credo, ma non lo escludo) ed effettivamente ho solo un problema di integrazione impiantistica.
Grazie in anticipo
Giuliano
In ogni caso, non abbia dubbi, una casa di 30 anni non ha bisogno solo di integrazione impiantistica, richiede una valutazione più ampia che coinvolga l'efficientamento dell'involucro.
sto pensando di ristrutturare casa, una villa singola con taverna e piano terra del '78.
tra gli interventi di riqualificazione sicuramente ci sarebbe il cappotto e la sostituzione degli infissi e una valutazione delle condizioni del tetto (in cemento con copertura in tegole, ma non conosco nel dettaglio l'isolamento che fu applicato).
mi chiedo a questo punto che tipo di riscaldamento installare..ad oggi è presente una caldaia a gasolio con termosifoni. il metano arriva alla casa, è solo da collegare.
ma effettivamente quale sarebbe la soluzione migliore secondo lei considerando anche l'investimento.
non avevo intenzione di sostituire i pavimenti perche gli impianti hanno solo una decina di anni..
cosa mi puo consigliare? valuto ogni soluzione..
Oggi non esistono più le musicassette, la musica si ascolta in digitale. La nuova tecnologia è migliore, più economica, più fruibile ed ha soppiantato la vecchia. Chiunque potrebbe dire che è decisamente meglio la musica in digitale.
Riguardo il riscaldamento, invece, ci sono molte considerazioni da fare, e l'impianto deve essere opportunamente progettato e dimensionato in base ad alcune necessità.
Dirò di più.
Se la progettazione dell'isolamento è fatta bene, basterà un impianto molto piccolo e le spese dovute ai consumi saranno davvero basse. Quindi, la progettazione deve essere "integrata". In questo modo potrà godersi una casa per molti molti anni senza problemi e con notevoli risparmi.
il punto è che lo strumento non viene utilizzato in maniera ottimale, con consumi sicuramente superiori a quanto vieneinvece "venduto su carta".
L'impianto non funziona in maniera ottimale.
La regola prima è sempre precedere ogni intervento con la riqualificazione dell'involucro: per motivindi confort, di consumi e di resa effettiva anche degli impianti.
Saluti Laura