I 6 passaggi fondamentali per progettare un intervento di riqualificazione energetica

Famiglie per epoca di costruzione dell'edificio in cui risiedonoDalle numerose email che ricevo si percepisce che non è ancora chiaro il concetto di riqualificazione. Innanzitutto, prima di capire il “come”, è necessario comprendere il “cosa” riqualificare ed il “perché”.

Già in altre occasioni su questo blog ho evidenziato come il patrimonio immobiliare, pubblico e privato, nel nostro paese, versi in condizioni critiche: molti immobili abitati sono in zone sismiche o ad alto rischio idrogeologico, esistono ancora moltissimi fabbricati abusivi privi dei requisiti minimi di sicurezza, o sono in condizione di obsolescenza e di degrado, con la conseguenza sotto gli occhi di tutti di dequalificare interi quartieri anche nelle principali città italiane.

Più in generale, quindi, riqualificare significa ridare sicurezza alle famiglie che abitano tutti questi immobili mediante una programmazione strutturata a partire dagli enti locali. Un programma di riqualificazione urbanistica, poi, di pari passo, insieme ad una rieducazione civica, dovrebbe rendere più vivibili ed esteticamente (quantomeno) accettabili le aree più degradate non solo delle periferie, ma talvolta anche dei centri cittadini.

Ma cosa intendiamo invece per riqualificazione energetica? In che relazione si pone con il concetto più generale di riqualificazione?

Secondo un'elaborazione del Censis su dati dell'Istat, di tutto il patrimonio immobiliare italiano il 56% è composto da immobili residenziali, di cui il 55% ha più di 40 anni! Solo il 17% è collocabile dopo il 1991.

Questo significa che la fetta più consistente del comparto residenziale sul territorio nazionale è quella più “energivora”. Tradotto: la maggior parte delle nostre case consuma una quantità enorme di energia, che potremmo certamente evitare di sprecare.

 

Sprecare energia = Buttare via soldi

 

Considera che fino alla metà degli anni '70, nessuno si era posto il problema dell'energia. Questo perché:

  • l'energia, per lo più dovuta al petrolio, era a bassissimo costo
  • non esisteva ancora la domanda dei paesi emergenti (i Paesi del cosiddetto BRIC, oggi, sono più della metà della popolazione mondiale)
  • c'era una diversa sensibilità per l'impatto ambientale (oggi sappiamo perfettamente, anche se non stiamo facendo molto, che l'effetto serra dovuto ai gas di scarto e alle combustioni sta portando a cambiamenti climatici irreversibili sul nostro pianeta)
  • c'erano diversi stili di vita e abitudini meno consumistiche

Questa visione miope fino a poco tempo fa - ma direi miope a tutt'oggi, a giudicare da quanto poco si sta facendo per raddrizzare il timone - ha fatto sì che si costruisse con la sola finalità di fare grossi utili e di incrementare il PIL (prodotto interno lordo) del paese.

Persone illuminate come Robert Kennedy sono rimaste inascoltate: nel suo famoso "discorso sul PIL" spiegava perfettamente che la felicità, la sicurezza e la qualità della vita degli americani (ma vale per tutti i popoli) era cosa ben diversa dalla "fredda contabilità" del paese.

Consumare risorse inutilmente equivale a buttare soldi dalla finestraIn buona sostanza, pensare di risanare buona parte del patrimonio immobiliare italiano è cosa buona e giusta, non perché lo dice Green Peace o qualche “ambientalista estremista convinto”, non perché lo suggeriscono tutti gli scienziati del mondo che riferiscono dei cataclismi in atto, ma perché:

  • vogliamo vivere (molto) meglio all'interno delle nostre case
  • vogliamo risparmiare (molto) denaro dalle bollette
  • dobbiamo salvaguardare l'ambiente, ossia il futuro nostro e dei nostri figli

Purtroppo per molti il terzo motivo è intangibile, qualcosa di estraneo, che non li riguarda. "Che ci pensino i politici!". Ma non è così. Ed in ogni caso, l'ho citato come terzo motivo.

Se proprio non ti sta a cuore l'ambiente esterno in cui vivi, almeno abbi il buon senso di essere egoista al punto giusto e di vivere bene a casa tua e soprattutto di non buttare i soldi dalla finestra!

 

I motivi per cui è meglio riqualificare un vecchio immobile piuttosto che  costruirne uno nuovo

Costruire un nuovo immobile da zero ha non solo un impatto in termini di sottrazione di risorse preziose, ossia campi che dovrebbero essere agricoli vengono cementificati, ma ha anche un suo costo e peso energetico. Il ciclo di vita di un nuovo manufatto è di circa cinquant’anni, e la sua realizzazione ex novo ha un impatto dieci volte maggiore rispetto al recupero intelligente di un fabbricato già esistente.

Tutto questo senza considerare che per costruire da zero ormai è necessario spostarsi in periferia o in quelle che alcuni politici hanno ribattezzato le “new town”. In pratica si tratta di quartieri dormitorio “senza anima”, con pochi luoghi di aggregazione, con i servizi ridotti a megastore o centri commerciali dove andare a spendere i propri soldi. A te piacerebbe vivere in un posto del genere?

In aggiunta, in moltissime città si può osservare che quartieri attigui al centro storico sono nel più totale degrado, con molti immobili in uno stato di abbandono e spesso meta di tossicodipendenti e senza tetto. Gli stessi abitanti, spesso di varie etnie, tendono a peggiorare la vivibilità dello stesso. Ma...

 

Un ambiente brutto non stimola i cittadini al rispetto e alla cura di esso

 

Proprio l'altro giorno, a seguito di un sopralluogo per un cliente, nel quartiere Arcella di Padova, osservavo la bellezza di alcune villette stile Liberty, purtroppo lasciate all'incuria più totale. Se opportunamente ristrutturate, sarebbero invece non solo richieste da famiglie più benestanti (anziché, nel migliore dei casi, abitate da più famiglie di extracomunitari), ma sarebbero abitate dai proprietari stessi!

Abbiamo tante cose belle sotto gli occhi, ma non siamo in grado di vederle. È anche questo il segnale di resa del nostro paese...

Ciò che si può riscontrare in giro per le città, quindi, conferma i dati precedenti, ossia l'inconsistenza di quanto costruito senza particolari attenzioni prestazionali dagli anni ‘50 in poi ed il fatto che è tempo di ristrutturare immobili a fine ciclo di vita.

È quindi evidente la necessità di riqualificare attraverso quelle che sono le istanze di controllo, risparmio ed efficienza energetica, oltre che recupero del bello.

Considera anche che non tutti gli edifici hanno un valore “storico” o per lo meno delle facciate di pregio. La maggior parte sono palazzine degli anni '60 e '70 in un orrendo cemento armato. Bene, che si proceda a renderle almeno efficienti sotto l'aspetto dei consumi!

Migliorare l'estetica, poi, è una conseguenza, fondamentale. Da architetto, prima ancora che da consulente energetico, trovo sia una necessità. Ma l'aspetto funzionale deve prevalere.

 

Qual è il metodo per un corretto progetto di riqualificazione energetica?

Ribadisco ancora una volta che la riqualificazione energetica non deve essere concepita solo come un “input sistemico”, ossia non deve essere concepita dai cittadini proprietari di case come il progetto di un'amministrazione, da praticarsi solo se ci sono elevati incentivi (magari a fondo perduto).

Ognuno è responsabile del proprio parco immobiliare, che sia una singola casa, un piccolo appartamento, o più proprietà tenute a rendita.

Del resto il valore di mercato è maggiore o minore anche (ma bisognerebbe dire soprattutto) in base alle condizioni dell'edificio. 

Vediamo allora un metodo procedurale per il committente (tipicamente il proprietario) che evidenzi i passaggi fondamentali mediante i quali procedere in modo corretto verso il progetto di riqualificazione energetica della sua proprietà immobiliare, senza perdere tempo e senza spendere inutilmente denaro.

I passaggi sono i seguenti:

1. Acquisire consapevolezza che l'immobile necessità di un intervento. È un passaggio banale, lo so, ma posso garantirti che l'80% delle persone che abitano in una casa molto vecchia non sanno nemmeno cosa possa significare migliorare il comfort abitativo.

2. Verificare il budget a disposizione, compresa la possibilità di un mutuo. Ricordo che le agevolazioni fiscali, di qualunque tipo, sono sempre in detrazione nei successivi anni a venire, per cui è necessario comunque avere la possibilità di pagare materiali, ditte e professionisti subito. Il piano finanziario, comunque fondamentale, procede su altri binari. 

3. Contattare un tecnico, un consulente specializzato in riqualificazione energetica. La maggior parte delle persone chiama una ditta qualsiasi, o quella che ha fatto in economia i lavori nel bagno del vicino. I più evoluti chiamano il geometra che l'ultima volta aveva accatastato il garage o l'architetto amico di famiglia. Non va bene. Te lo ripeto: non va bene così. So di essere parte in causa, ho tutto l'interesse a far emergere la differenza tra chi progetta case a basso consumo e chi invece progetta case tradizionali. Ti assicuro che non è la stessa cosa, affatto! Ora che hai letto, però, lo sai. A tuo rischio e pericolo...

4. Analisi dello stato di fatto e messa a sistema dei dati raccolti. In questa fase (in realtà ne sono due) non devi fare nulla, perché è il tecnico da te nominato che deve capire cosa c'è e cosa è possibile fare. Sappi però che se la ditta che hai interpellato ti dà una soluzione senza aver affrontato questa fase molto importante, così come le successive, ti sta offrendo una soluzione standard e, in quanto tale, probabilmente non adatta.

5. Definizione degli obiettivi di intervento. Qui devi rientrare di nuovo in gioco, perché con il tuo tecnico, in ragione delle normative in essere e delle possibilità proposte, dovrai ragionare con lui/lei di quali risultati vuoi/puoi ottenere, di cosa sei disposto a spendere in relazione ai benefici che puoi ottenere, anche economici, nel tempo;

6. Fase progettuale vera e propria. Il mio modo di concepire un progetto è quello di coinvolgere fortemente il committente. No, non ho la pretesa che venga lui a disegnare e a fare calcoli, ci mancherebbe. Ma, a meno che non sia una sua scelta delegarmi tutto, preferisco avere diversi scambi di opinioni per capire cosa per lui è più comfortevole, cosa gli dà più tranquillità in casa, cosa ritiene fondamentale come investimento, ecc. ecc. Su questo argomento magari tornerò in prossimo post ad hoc.

Deve essere chiaro, quindi, che non è compito del committente fare analisi, valutazioni e progettazione. Non ne sarebbe assolutamente in grado! La cosa importante, invece, è saper scegliere il giusto professionista e controllare che operi secondo questi passaggi. 

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