Spero che tutti o buona parte dei lettori del blog abbiano potuto fare le vacanze estive e godersi una vacanza confortevole. Magari su una amaca ai Cairabi, con una piacevolissima brezza marina ad allietare il meritato riposo. Ma cosa vuol dire in effetti "vacanza confortevole"? Cosa è il confort o comfort, in generale?
Partiamo dal dizionario: “Complesso di comodità materiali e di agi disponibili in un determinato ambiente, in una determinata epoca”.
È tutto chiaro? Ora sai sai cosa vuol dire stare bene in casa propria?
Ho qualche dubbio.
Non fraintendermi. Non intendo dire che tu non sappia cosa vuol dire stare bene. Il mio dubbio è riferito al fatto che normalmente, in una casa costruita anche secondo standard più o meno buoni, il comfort abitativo non è quasi mai ottimale. Dunque figuriamoci in una casa magari degli anni '60, '70 o '80...
Come faccio a dire questo? “Conosco i miei polli” diceva qualcuno... In questo caso conosco le tecnologie costruttive di quegli anni e ho sufficienti motivi per poter affermare che oggettivamente mancano i parametri minimi per poter ritenere quel tipo di abitazioni idonee a fornire il miglior comfort abitativo.
A questo punto ti starai chiedendo: “esistono quindi dei fattori secondo cui è possibile misurare il comfort? E quali sono questi fattori?” Andiamo però in ordine.
Prima domandati: è corretto parlare in generale di comfort, o è possibile suddividerlo in ambiti diversi e più specifici? La risposta è affermativa, e già il dizionario ci aveva avvisato che trattasi di “complesso di comodità materiali” Che cosa significa questo?
Il comfort è la sensazione di benessere fisico e mentale o la condizione in cui un individuo esprime soddisfazione nei confronti dell’ambiente che lo circonda.
In generale una persona si trova in stato di benessere quando non percepisce nessun tipo di sensazione fastidiosa ed è quindi in una condizione di neutralità assoluta rispetto all’ambiente circostante.
È evidente dunque che il benessere è una quantità che non è possibile misurare solo analiticamente. È necessario infatti introdurre anche uno studio statistico perché il confort dipendente da più componenti, alcune strettamente soggettive e/o di natura psicologica.
Vediamo allora quali sono le componenti del comfort abitativo (alcune strettamente correlate):
- il benessere termico;
- il benessere igrometrico: assenza di umidità e di muffe;
- il benessere igienico, legato alla qualità o salubrità dell’aria: assenza di aria viziata spesso piena di agenti inquinanti, assenza di pollini, di insetti, ecc.;
- il benessere visivo, relativo alle condizioni d'illuminazione e di affaticamento della vista;
- il benessere acustico: assenza di rumori rispetto ai vicini e rispetto a fonti esterne (strada, traffico, ecc.);
- il benessere psicologico, relativo a quanto mi sento a mio agio nell'ambiente che mi circonda e quanto esso mi gratifica, ma anche relativo alla soddisfazione delle aspettative.
In questo articolo parleremo nello specifico dei primi due aspetti, tra loro correlati. Pronti? Bene, parliamo allora di...
Comfort termico e igrometrico: il benessere dovuto alle condizioni del tuo microclima
Vediamo prima quali sono tutte le variabili che determinano il comfort termico:
- parametri fisici: temperatura dell’aria, temperatura media radiante, umidità relativa, velocità dell’aria, pressione atmosferica;
- parametri esterni: attività svolta che influenza il metabolismo, abbigliamento;
- fattori organici: età, sesso, caratteristiche fisiche individuali;
- fattori psicologici e culturali.
In questa prima parte ti mostrerò nello specifico solo i 5 parametri fisici, cioè quelli legati alla qualità della costruzione e non al metabolismo delle persone, alle attività svolte o relativo al modo di utilizzare l’abbigliamento corretto a seconda delle stagioni, che sono caratteristiche soggettive analizzabili solo per via statistica. Questi altri aspetti li vedremo nel prossimo articolo.
Forse sarà un po' noioso e un po' scolastico, ma ti prometto che non userò alcuna formula matematica. Ma almeno diamo un po' di soddisfazione ai più secchioni e “precisini” tra i lettori... Scherzo ovviamente.
1. Temperatura dell'aria
Questo è il concetto più facilmente comprensibile da chiunque ed è il fattore più importante nella determinazione del benessere termico. Banalmente, se d'estate fa troppo caldo in un ambiente, l'individuo avverte una situazione di malessere. La temperatura si misura normalmente in gradi centigradi [°C] (in fisica si usa il grado Kelvin, che ha una scala diversa). Superfluo dire di più.
2. Temperatura Media Radiante (TMR)
Per quelli che sono i nostri interessi di confort termico, in particolare, si prende in considerazione la temperatura media radiante, ossia la media delle temperature delle superfici che delimitano l’ambiente (pareti, solai, finestre), incluso l’effetto della radiazione solare.
Questo perché un ambiente più o meno grande come quello di un appartamento o una porzione di casa hanno diverse superfici con temperature diverse. Hai mai messo la mano su un muro che confina con l'esterno e su un muro divisorio interno, d'inverno? Non c'è bisogno di un termometro, la differenza di temperatura è percepibile senza alcuno strumento di precisione, a meno che tu non viva già in una casa a basso consumo come una casa certificata CasaClima.
Assieme alla temperatura dell’aria, la TMR è il fattore che influenza maggiormente la sensazione di calore perché il corpo umano scambia calore per irraggiamento con gli oggetti circostanti. Se un individuo è posto all'interno di una stanza con pareti fredde (tipica situazione invernale per un immobile non coibentato, ad esempio una stanza in un sottotetto), una quantità sensibile di calore è emessa sotto forma di radiazione dal corpo verso queste superfici. Il corpo dunque si raffredda e si crea una situazione di disconfort. Ricorda: il calore passa sempre dal corpo a temperatura maggiore a quello a temperatura minore. Sempre.
3. Velocità dell’aria
Chi non ha mai provato una vera e propria sensazione di godimento al levarsi di una leggera brezza durante un caldo giorno d'estate? Ma anche in un ambiente chiuso la velocità dell’aria è un parametro fondamentale per il benessere delle persone. L'unità di misura è il [m/s] (unità di spazio, metro, su unità di tempo, secondo).
Lo spostamento dell’aria permette la dissipazione del calore corporeo anche senza variazione della temperatura dell'ambiente circostante, attraverso la superficie dell’epidermide, nei seguenti modi:
- con l'aumento della dissipazione del calore per convezione, fino a quando la temperatura dell’aria rimane inferiore a quella dell’epidermide;
- con l’evaporazione e quindi con il raffrescamento fisiologico (*).
L'aria in un ambiente si muove non solo se esistono correnti dovute a finestre aperte o split di aria condizionata in funzione. Movimenti anche impercettibili dell’aria sono dovuti a differenze di temperatura in diversi punti della casa (quindi anche se tutto è chiuso e non ci sono oggetti e persone in movimento).
Diciamo però che si inizia a percepire il movimento dell’aria se essa ha una velocità minima di almeno 0,3 m/s. Ad una temperatura di 25°C è piacevole una velocità dell'aria di 0,4 o 0,5 m/s. Nei giorni molto caldi anche 1 m/s è considerato piacevole, ed una velocità sino a 1.5 m/s è tollerabile. Nella stagione fredda, all’interno di un locale riscaldato la velocità dell’aria non dovrebbe superare invece 0.25 m/s.
La ventilazione influisce anche sulla qualità dell’aria interna e quindi sulla salute degli occupanti. Fortunatamente la tecnologia ci permette oggi di disporre di dispositivi atti a produrre ventilazione meccanica controllata.
4. Umidità relativa (UR)
È il rapporto fra la quantità di acqua contenuta in un volume d’aria secca ad una certa temperatura e la quantità massima di acqua che potrebbe essere contenuta alla stessa temperatura dallo stesso volume d’aria. Si esprime in percentuale (%).
Dire che l'UR è al 100% significa che l'aria circostante contiene la massima quantità di umidità possibile per le date condizioni di temperatura e pressione, e non sono possibili valori superiori. In un ambiente chiuso, come può essere una stanza, l'umidità relativa aumenta al diminuire della temperatura. Se l'aria è satura, ossia in presenza di UR 100%, non è permessa l'evaporazione. Infatti nei giorni caldi e afosi sudiamo dannatamente anche stando fermi...
Quando l’UR è minore del 20% le membrane mucose si seccano ed aumentano le possibilità di infezione. Sui caloriferi d'inverno sono poste opportuni contenitori con acqua proprio per tenere l'umidità più alta e non rendere l'aria troppo secca.
D'inverno, inoltre, l’aria molto secca accresce la sensazione di freddo in quanto l’umidità che raggiunge la superficie dell’epidermide evaporando provoca una spiacevole sensazione di freddo.
D'estate nei giorni molto caldi con UR oltre il 70 % si accentua la sensazione di caldo in quanto il sudore prodotto non può evaporare. Avrai spesso sentito anche ai telegiornali che la “temperatura percepita” è di... La percezione è dovuta proprio al “sovraccarico” dovuto all'UR.
È interessante notare che a 24°C con un'umidità dell'70%, stando fermi, c'è ancora una sensazione di benessere. A 36°C già con un'umidità del 40% è difficoltoso compiere attività impegnative.
5. Pressione atmosferica
Non mi dilungherò molto su questo parametro, in quanto si potrebbe fare un trattato. Approfondimenti possono essere fatti qui. Accenno solo al fatto che pressione, temperatura e umidità dell'aria sono grandezze fisiche legate tra di loro, per cui la variazione della pressione atmosferica incide su variazioni di temperatura e/o umidità.
Come è possibile tenere sotto controllo questi fattori in modo da avere il miglior confort termico?
La tecnologia oggi ci permette di poter disporre di strumenti più o meno sofisticati per sopperire agli scompensi climatici e regolare il microclima interno del nostro ambiente domestico. Teniamo presente però che l'obiettivo non può e non deve essere quello di contornarci di strumenti, anche molto utili, che consumino molte risorse.
Consumare risorse = Spendere soldi
Dunque l'obiettivo deve essere quello di “armonizzare” tecnologie costruttive e impianti tecnologici al fine di poter ottenere il miglior risultato possibile con la spesa minore possibile nel tempo.
Se non fosse chiaro, lo ripeto in altro modo:
Devi fare in modo che l'involucro esterno della tua abitazione sia coibentato correttamente, sia per "tener botta" d'inverno, sia d'estate. Se la corazza funziona bene, avrai bisogno di armi (impianti) più piccoli e che consumano davvero poco per offrirti le condizioni ideali di benessere.
Se questo articolo non ti ha fatto sudare molto, se ti sei sentito a tuo agio, ricordati di leggere anche la seconda parte la prossima settimana, in cui vedremo gli altri 6 parametri. Anzi, iscriviti alla newsletter e aiutami a diffondere questi argomenti anche tra amici e conoscenti. Grazie!
(*) alle basse umidità (< 30 %) questo effetto è irrilevante in quanto si ha già una intensa evaporazione anche con aria ferma; alle alte umidità (> 80 %) l’evaporazione è comunque limitata e il movimento dell’aria non ha grandi effetti rinfrescanti. L’evaporazione può essere invece notevolmente accelerata alle medie umidità (40-50 %): se l’aria è ferma, lo strato più vicino all’epidermide si satura velocemente, impedendo un’ulteriore evaporazione, il movimento dell’aria invece può assicurare un ricambio e quindi una continua evaporazione.
Leggi anche questo articolo correlato:
Gli 11 fattori che determinano il perfetto comfort termico per vivere bene nella propria casa [2^ parte] --->
La parte esecutiva è importante quanto quella progettuale, siamo d'accordo su questo.
Se non si studiano i particolari costruttivi attentamente prima dell'esecuzione, si rischia veramente di combinare qualche pasticcio oppure si mette in grande difficoltà l'impresa che sta lavorando in cantiere.
Spesso si dà tutta la responsabilità dell'esecuzione all'impresa, a cui viene chiesto di tutto e di più, anche cose che non dovrebbero essere a suo carico.
Ma la verità è che questo succede quando al progettista viene chiesto "solo il progetto" o ancor peggio "il disegno" e poi la palla passa direttamente all'impresa: il cliente pensa di risparmiare, invece si sta solo mettendo in una situazione complicata, dove non avrà mai la certezza che i lavori diano i risultati sperati.
Il progettista che si mette a disposizione in questo modo, non solo non è uno specialista, ma spesso non sa proprio come affrontarli questi lavori, quando si parla di progetto energetico o risanamento globale. Allora si piega facilmente alla logica di fare un lavoro parziale: fa il suo "progettino", non si preoccupa di nessuna questione esecutiva, si fa pagare (magari poco, tanto non ha responsabilità) e ... poi saluta!
Se i lavori riguardano solo una tinteggiatura e sostare un muretto o poco di più, ok non c'è problema. Ma quando invece si parla di riqualificare un immobile o risanare dei problemi, come si può affidarsi al caso, con il solo intento di risparmiare una consulenza?