Che grande confusione con le certificazioni energetiche! Lo sapevate che due edifici in classe A non consumano allo stesso modo? Anzi, che due edifici in classe A non hanno gli stessi parametri di riferimento e quindi non sono nemmeno confrontabili?
Dall’inizio del 2012 per tutte le abitazioni è obbligatorio allegare ai contratti di locazione o in sede di rogito l’attestato di certificazione energetica (ACE).
L’acquirente o il locatario, ricevendo questo documento potrà sapere la classe di appartenenza dell’edificio di suo interesse. La classe energetica, come ormai ben si sa, parte dalla G, la peggiore, e arriva alla A, la migliore.
Ma queste lettere cosa significano?
La G è un’abitazione che è stata costruita con tecnologie costruttive ormai superate e consuma molto in termini di energia spesa per riscaldarsi d’inverno e raffrescarsi d’estate. Di norma appartiene alla classe G (o F, ma diciamo che cambia poco) tutto il patrimonio edilizio che è stato costruito negli anni '60 e '70 e, ovviamente, in precedenza. In realtà afferiscono a queste ultime due classi anche molti edifici costruiti fino ad epoche più recenti.
E la A?
La A dovrebbe essere una classe che garantisce uno standard elevato di qualità costruttiva e una garanzia sui bassi consumi per riscaldamento e raffrescamento. Ma spesso non è così. Stiamo parlando di edifici nuovi o costruiti di recente, ma la classe energetica non solo non dà garanzia di corretta esecuzione dei lavori, ma neanche di contenimento dei costi di futura gestione e manutenzione.
Confrontando diversi certificati energetici che riportano classe A si può vedere come in realtà i valori dei consumi siano completamente diversi. Questo accade perché per redigere un certificato energetico si parte dalla forma dell’edificio, prendendo in esame i parametri dimensionali del proprio edificio o appartamento.
Ogni edificio ha un diverso rapporto tra superficie e volume (il rapporto S/V) che, inserito nell’apposito software atto a redigere i certificati, dà in uscita i valori di Legge con cui confrontare i consumi. Inserendo poi le caratteristiche tecniche dell’involucro edilizio e dell’impiantistica (stratigrafia murature e coperture, tipologia serramenti, tipologia di impianto, potenza caldaia, ecc..) si ottengono i valori dei consumi presunti, che dovranno essere confrontati con i precedenti valori di Legge.
In questo modo, dunque, si determina la classe energetica dell'edificio... ma sono attendibili?
Il problema principale è che ogni certificato dà dei valori in uscita di Legge che sono diversi per ogni edificio, quindi non confrontabili. Non c’è la garanzia che una classe A rientri in un minimo di consumo: non è raro infatti riscontrare, che un certo valore di consumo in un certificato sia in classe A, mentre in un altro rientrerebbe in B.
La certificazione energetica è nata con lo scopo di fare un report del patrimonio edilizio italiano, ma con questa metodologia di certificazioni non si è impostato un sistema che ci faccia capire quale è il consumo globale effettivo di energia, che dovrebbe essere l’obiettivo finale di un catasto energetico.
Inoltre la cosa si complica maggiormente perché esiste un vero e proprio "federalismo delle certificazioni" in quanto esiste una legge nazionale (il D.Lgs. 192/2005 in attuazione alla Direttiva Europea 2002/91/CE), ma poi ogni regione ha legiferato in materia e, addirittura, in alcuni casi ha imposto un proprio software per redigere i certificati. Ecco che le classi energetiche a diversi km di distanza, e quindi gli edifici, sono ancor meno confrontabili.
La classe non è acqua perché in realtà stiamo parlando di edifici che consumano di più o di meno:
l’effetto lo si vede in bolletta. Certo che, nel caso di una compravendita o di una locazione, le bollette arrivano troppo tardi per farci capire di aver fatto la scelta sbagliata!
Sarebbe stato molto più corretto creare un sistema nazionale che prevedesse la certificazione del fabbisogno di energia di un edificio, piuttosto che del consumo.
La differenza è sostanziale, perché quantificando quelle che sono le dispersioni dell’involucro edilizio si sa per certo quello che sarà il consumo, in base alla fonte energetica scelta per alimentarlo. Questa metodologia, per fare un esempio su tutti, è quella scelta per le certificazioni nella provincia di Bolzano (neanche all’interno della stessa regione utilizzano lo stesso software!), che utilizza la certificazione CasaClima.
Con questo tipo di certificazione si può sapere per certo che la classe A indica un edificio che consuma tra 10 e 30 kWh/mqa (*): se un edificio ha delle caratteristiche costruttive tali da avere un involucro di elevata qualità e che disperde veramente poco, tanto da rientrare tra questi valori di riferimento, allora rientra in classe A. Ma so anche, per certo, che tutte le classi A rientrano in questo range di valori e arrivano a consumare solo 3 litri di gasolio o 3 m³ di gas per metro quadro l’anno.
Ecco che in questo modo diventa evidente come scegliere un immobile e facile per tutti leggere un certificato energetico… basta solo conoscere l’alfabeto!
(*) kilowattora su metro quadro per anno è il rapporto che indica il consumo energetico di un edificio espresso in kWh all’anno per metro quadrato di superficie utile riscaldata.
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Commenti
Vorrei, se posso, sottoporle un quesito: ho da poco acquistato una casa in classe A, in un edificio in classe A/B (con certificazione della regione non CasaClima, a detta del costruttore, anche se sul certificato sono riportati i consumi).
L'edificio dispone di un sistema di micro-cogenerazione che, abbiamo scoperto in seguito, non è mai stato attivato a nostra insaputa. I consumi, ovviamente, sono stati mostruosi, superiori a quelli della casa precedente (in classe G). E' lecito ritenere quindi che la casa non fosse in classe A?
grazie per il suo intervento.
Non credo che sia lecito dire che l'edificio non fosse in Classe A, perchè è vero che l'impianto di cogenerazione non è stato acceso ma non perchè non era esistente. Esiste e anche la certificazione ne ha tenuto conto.
Quello che è successo successivamente è che i consumi non rispondevano a quelle che erano le attese, ma questo dipende solo da chi aveva la responsabilità di accendere l'impianto di cogenerazione.
La saluto. Laura
penso che il tecnico, prima di darle questo parere, avrà fatto delle valutazioni.
La trasmittanza delle pareti è solo un parametro, importante senza dubbio per il regime invernale, ma non è l'unico fattore cui prestare attenzione!
Ogni edificio è un "organismo" che va valutato nella sua completezza, fatta di involucro, impianti, posizione e esposizione. Senza accesso a tutte queste informazioni mi è impossibile dare una risposta alle sue domande.
Credo infatti che la scelta del tipo di parete e delle caratteristiche tecniche e termiche vada fatta perseguendo un obiettivo energetico globale.
La saluto e continui a seguire il blog! Laura
Io sostengo che sia molto più chiara ed equa la certificazione CasaClima, perché classe B CasaClima (la stessa classe del suo caso) significa un edificio che consuma da 30 a 50 kWh/mqannuo, cioè al massimo 5 metri cubi di gasolio per mq di superificie, all’anno. Ad esempio per un appartamento di 100 mq, vorrebbe dire una bolletta di da 300 a 500 euro in un anno. Ma ne parlerò con maggior dettaglio in un post dedicato all’argomento, dove con esempi concreti descriverò meglio la questione.
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